Definizione di demenza
Compromissione globale delle funzioni nervose corticali superiori:
- Memoria
- Capacità di far fronte alle richieste della vita quotidiana
- Capacità di svolgere le prestazioni percettive e motorie acquisite in precedenza,
- Mantenimento di un comportamento sociale adeguato alle circostanze,
- Controllo delle proprie reazioni emotive
- In assenza di compromissione dello stato di vigilanza. (1982, Committee of Geriatrics Royal College UK).
Sindrome clinica, a decorso cronico-progressivo, caratterizzata da perdita di memoria a breve e a lungo termine associata a deterioramento di altre funzioni cognitive (afasia, aprassia, agnosia, deficit del pensiero astratto o delle capacità di critica) di severità tale da compromettere in modo significativo le attività lavorative, sociali e relazionali, con un peggioramento rispetto al precedente livello funzionale, in presenza di un normale stato di coscienza (DSM IV American Psychiatric Association)
Le modificazioni cognitive compromettono significativamente le ADL e le IADL.
Cenni storici
1906: il neurologo tedesco A. Alzheimer presenta il caso di Auguste D. La donna 51enne soffriva di una grave forma di demenza progressiva, iniziata con disturbi comportamentali di tipo fobico e poi caratterizzata da seri disturbi di memoria e disorientamento spazio-temporale. L’evoluzione della malattia fu rapida e dopo circa 4 anni la paziente morì. I risultati dell’autopsia rivelarono, oltre ad una marcata atrofia della corteccia, la presenza di alterazioni che coinvolgevano numerosi neuroni (placche senili e grovigli neurofibrillari).
Fino agli anni 70 si riteneva che la malattia colpisse solo persone di mezz’età (demenza presenile) e che i casi con oltre 65 anni fossero dovuti ad aterosclerosi o al processo di invecchiamento. Negli anni successivi il confronto dei cervelli di malati giovani e anziani dimostrò che la degenerazione del tessuto cerebrale e le placche senili descritte da Alzheimer erano identiche; contemporaneamente si scoprì l’esistenza di specifici deficit biochimici legati alla morte delle cellule nervose preposte alla produzione ed all’uso di tali sostanze, che quindi non erano più in grado di svolgere il loro lavoro.La demenza non è una sindrome scoperta recentemente; tuttavia, con il fenomeno dell’invecchiamento demografico, rappresenta una vera e propria emergenza sanitaria; la sua prevalenza assume un andamento di crescita esponenziale dai 60 anni in poi (prevalenza di 5-6% a 65 anni, 22% a 80 anni e 40% a 90 anni).
Dall’esordio ha una durata di 8-15 anni.
Nel nostro paese quasi il 20% dell’intera popolazione ha attualmente un’età superiore o uguale a 65 anni e quindi si può stimare che in Italia siano tra 600.000 e 1.000.000 le persone affette da demenza.